Post by Comunità♔Queeniana on Oct 31, 2014 1:29:12 GMT 1
Il chitarrista dei Queen parla con Classic Rock del suo nuovo diabolico video di animazione.
Fonte: classicrock.teamrock.com/news/2014-10-29/brian-may-shares-one-night-in-hell di Paul Brannigan
Traduzione in italiano di Claudio Tassone
Brian May ha collaborato con la Unanico, una società di animazione e produzione, per realizzare un video di animazione dal titolo One Night In Hell. Il cortometraggio, che sarà trasmesso in anteprima nel Regno Unito su Sky 3D e Sky Arts la notte di Halloween, è basato sulla collezione personale di May delle famose Diableries, un set di carte stereoscopiche pubblicate in Francia nel 1860 che rappresentano delle istantanee dell'inferno.
May ha pubblicato nel 2013 un libro chiamato "Diableries: Stereoscopic Adventures in Hell", insieme agli storici Paula Fleming e Denis Pellerin. One Night In Hell è il tentativo del chitarrista di portare in vita sullo schermo diavoli, scheletri e demoni raffigurati nelle carte stereografiche.
Classic Rock ha parlato con May in occasione della presentazione mondiale del video a Londra, per scoprire di più su questo diabolico progetto.
Evidentemente le Diableries ti stanno molto a cuore: ti va di parlarci un po' dell'attrazione che queste esercitano nei tuoi confronti?
«Le Diableries fanno parte della mia vita da quasi 50 anni, da quando ne scovai alcune su una bancarella a Portobello Road. Da allora ho continuato a ricercarle ovunque nel mondo. Quando l'anno scorso abbiamo realizzato il libro Diableries, siamo riusciti a recuperare 181 delle 182 carte totali di cui si conosce l'esistenza, e queste ci hanno permesso di mostrare questa meravigliosa visione satirica del regno di Napoleone III al quale le Diableries facevano diretto riferimento».
Hai contattato tu il Gruppo Unanico per la realizzazione del cortometraggio?
«No, il libro ha avuto il suo percorso, nel senso che la gente è rimasta davvero affascinata da questo mondo. Poi Paul Laikin della Unanico si è messo in contatto con me, in principio perché aveva visto il libro e trovava stimolanti quelle immagini. Ci siamo subito resi conto che parlavamo entrambi la stessa lingua e che condividevamo la stessa passione per questo genere. Per cui tutto si è susseguito molto rapidamente».
Ci puoi fare un breve riepilogo della trama di One Night In Hell?
«Non voglio svelare troppi dettagli, ma fondamentalmente si tratta di un giorno di vita di Satana all'inferno. È molto ironico, perché questo è lo spirito delle Diableries, nate come rappresentazione alquanto dura delle dottrine religiose dell'epoca. Poi si sono evolute in una parodia di quegli insegnamenti e in una forma di satira alquanto dura contro il regime di quel periodo. È incredibile quello che hanno realizzato. Nel film ci siamo focalizzati principalmente sui personaggi delle carte. Il filo conduttore del video è impersonato da un giovanotto che giunge all'inferno con una stramba valigetta sotto il braccio, e rappresenta il proprio viaggio attraverso i vari ambienti dell'inferno. Questo è ciò che si vede nel video».
Hai contribuito alla realizzazione della trama del video?
«Abbiamo trascorso un bel po' di tempo solo ad osservare le carte originali e a discutere come si potessero rappresentare. Poi abbiamo definito le scene del cortometraggio. Abbiamo lavorato assieme per molto tempo ed è stata una bella collaborazione. Assistere a come le cose si sono sviluppate ed evolute è stato davvero incredibile. La musica è stata poi sviluppata intorno alle immagini. Ho avuto l'idea di mettere insieme We Will Rock You con una porzione dell'Overture 1812 di Tchaikovsky, un brano che sembrava incredibilmente appropriato allo scopo già da quando venne composto per il primo Napoleone e, dal momento che le Diableries erano contrarie al regime di Napoleone III, questo pezzo non si poteva suonare nella Parigi dell'epoca; per tutto questo mi è sembrato molto appropriato. Ho aggiunto un po' della mia chitarra al brano. Poi mi sono recato a Praga per eseguire la 1812 insieme alla Czech National Symphony Orchestra, in modo leggermente diverso da quanto fosse mai stato fatto prima. Sono davvero contento del risultato finale».
Pensi che sia possibile che One Night In Hell diventi un film a tutti gli effetti?
«Sì, credo che siamo tutti entusiasmati dall'idea di farne un film e abbiamo già qualche idea. Questo video è molto legato alla visione vittoriana che c'era all'epoca delle Diableries. Verso la fine del cortometraggio, la storia non si spinge verso un universo più ampio. Quindi ─ ovviamente ─ se realizzeremo un lungometraggio ne espanderemo la trama in un ambito virtuale più vasto. Questa possibilità è davvero eccitante».
Sono queste sfide il genere di collaborazione che ti interessa come musicista e artista?
«Assolutamente sì. Mi piace affrontare sfide su campi differenti. Ovviamente con i Queen abbiamo fatto tanta strada e sia io che Roger Taylor abbiamo vissuto un periodo in cui non volevamo più essere legati ai Queen, semplicemente perchè non mi sembrava giusto esserlo senza Freddie. Ma è sempre interessante spingersi al di là del nostro universo musicale. Negli anni ho realizzato un sacco di progetti al di fuori dei Queen. Quando mi si presenta una sfida, per me è sempre stimolante. Ho chiesto di fare qualsiasi tipo di cose, in genere per beneficenza. L'ultima in ordine di tempo è la cover del brano Beach Only Knows dei Beach Boys per la BBC. Tutti credono di conoscere le canzoni che hanno caratterizzato la propria infanzia, ma in realtà non le si comprende per davvero fin quando non si suonano in prima persona. Allora ti rendi conto di che brano meraviglioso si tratti. Durante tutta la mia carriera mi è piaciuto lanciarmi in nuove situazioni, sia suonando con gruppi come i Black Sabbath, cosa che ho fatto anni fa, sia collaborando più di recente col rapper Dappy».
Pensi che questa tua apertura mentale qualche volta ti si ritorca contro? I critici musicali che elogiano Sheer Heart Attack potrebbero contestarti collaborazioni così differenti, come quella che hai fatto con Hale e Pace per The Stonk.
«Sì, è vero, potrebbero criticarmi. Ma una sfida resta una sfida e la musica resta musica. Non faccio lo snob con nessun genere musicale, che si tratti dei Bad News o del soul di Jeffrey Osborne. Non faccio le mie cose per avere un singolo al primo posto in classifica, nonostante The Stonk ha raccolto un sacco di soldi per Comic Relief. Non ho mai rimpianto le cose che ho fatto; semmai rimpiango le cose non ho potuto fare. Quindi ─ voglio dire ─ che i critici vadano a farsi fottere se non riescono a capirlo! (ride)».
Fonte: classicrock.teamrock.com/news/2014-10-29/brian-may-shares-one-night-in-hell di Paul Brannigan
Traduzione in italiano di Claudio Tassone
Brian May ha collaborato con la Unanico, una società di animazione e produzione, per realizzare un video di animazione dal titolo One Night In Hell. Il cortometraggio, che sarà trasmesso in anteprima nel Regno Unito su Sky 3D e Sky Arts la notte di Halloween, è basato sulla collezione personale di May delle famose Diableries, un set di carte stereoscopiche pubblicate in Francia nel 1860 che rappresentano delle istantanee dell'inferno.
May ha pubblicato nel 2013 un libro chiamato "Diableries: Stereoscopic Adventures in Hell", insieme agli storici Paula Fleming e Denis Pellerin. One Night In Hell è il tentativo del chitarrista di portare in vita sullo schermo diavoli, scheletri e demoni raffigurati nelle carte stereografiche.
Classic Rock ha parlato con May in occasione della presentazione mondiale del video a Londra, per scoprire di più su questo diabolico progetto.
Evidentemente le Diableries ti stanno molto a cuore: ti va di parlarci un po' dell'attrazione che queste esercitano nei tuoi confronti?
«Le Diableries fanno parte della mia vita da quasi 50 anni, da quando ne scovai alcune su una bancarella a Portobello Road. Da allora ho continuato a ricercarle ovunque nel mondo. Quando l'anno scorso abbiamo realizzato il libro Diableries, siamo riusciti a recuperare 181 delle 182 carte totali di cui si conosce l'esistenza, e queste ci hanno permesso di mostrare questa meravigliosa visione satirica del regno di Napoleone III al quale le Diableries facevano diretto riferimento».
Hai contattato tu il Gruppo Unanico per la realizzazione del cortometraggio?
«No, il libro ha avuto il suo percorso, nel senso che la gente è rimasta davvero affascinata da questo mondo. Poi Paul Laikin della Unanico si è messo in contatto con me, in principio perché aveva visto il libro e trovava stimolanti quelle immagini. Ci siamo subito resi conto che parlavamo entrambi la stessa lingua e che condividevamo la stessa passione per questo genere. Per cui tutto si è susseguito molto rapidamente».
Ci puoi fare un breve riepilogo della trama di One Night In Hell?
«Non voglio svelare troppi dettagli, ma fondamentalmente si tratta di un giorno di vita di Satana all'inferno. È molto ironico, perché questo è lo spirito delle Diableries, nate come rappresentazione alquanto dura delle dottrine religiose dell'epoca. Poi si sono evolute in una parodia di quegli insegnamenti e in una forma di satira alquanto dura contro il regime di quel periodo. È incredibile quello che hanno realizzato. Nel film ci siamo focalizzati principalmente sui personaggi delle carte. Il filo conduttore del video è impersonato da un giovanotto che giunge all'inferno con una stramba valigetta sotto il braccio, e rappresenta il proprio viaggio attraverso i vari ambienti dell'inferno. Questo è ciò che si vede nel video».
Hai contribuito alla realizzazione della trama del video?
«Abbiamo trascorso un bel po' di tempo solo ad osservare le carte originali e a discutere come si potessero rappresentare. Poi abbiamo definito le scene del cortometraggio. Abbiamo lavorato assieme per molto tempo ed è stata una bella collaborazione. Assistere a come le cose si sono sviluppate ed evolute è stato davvero incredibile. La musica è stata poi sviluppata intorno alle immagini. Ho avuto l'idea di mettere insieme We Will Rock You con una porzione dell'Overture 1812 di Tchaikovsky, un brano che sembrava incredibilmente appropriato allo scopo già da quando venne composto per il primo Napoleone e, dal momento che le Diableries erano contrarie al regime di Napoleone III, questo pezzo non si poteva suonare nella Parigi dell'epoca; per tutto questo mi è sembrato molto appropriato. Ho aggiunto un po' della mia chitarra al brano. Poi mi sono recato a Praga per eseguire la 1812 insieme alla Czech National Symphony Orchestra, in modo leggermente diverso da quanto fosse mai stato fatto prima. Sono davvero contento del risultato finale».
Pensi che sia possibile che One Night In Hell diventi un film a tutti gli effetti?
«Sì, credo che siamo tutti entusiasmati dall'idea di farne un film e abbiamo già qualche idea. Questo video è molto legato alla visione vittoriana che c'era all'epoca delle Diableries. Verso la fine del cortometraggio, la storia non si spinge verso un universo più ampio. Quindi ─ ovviamente ─ se realizzeremo un lungometraggio ne espanderemo la trama in un ambito virtuale più vasto. Questa possibilità è davvero eccitante».
Sono queste sfide il genere di collaborazione che ti interessa come musicista e artista?
«Assolutamente sì. Mi piace affrontare sfide su campi differenti. Ovviamente con i Queen abbiamo fatto tanta strada e sia io che Roger Taylor abbiamo vissuto un periodo in cui non volevamo più essere legati ai Queen, semplicemente perchè non mi sembrava giusto esserlo senza Freddie. Ma è sempre interessante spingersi al di là del nostro universo musicale. Negli anni ho realizzato un sacco di progetti al di fuori dei Queen. Quando mi si presenta una sfida, per me è sempre stimolante. Ho chiesto di fare qualsiasi tipo di cose, in genere per beneficenza. L'ultima in ordine di tempo è la cover del brano Beach Only Knows dei Beach Boys per la BBC. Tutti credono di conoscere le canzoni che hanno caratterizzato la propria infanzia, ma in realtà non le si comprende per davvero fin quando non si suonano in prima persona. Allora ti rendi conto di che brano meraviglioso si tratti. Durante tutta la mia carriera mi è piaciuto lanciarmi in nuove situazioni, sia suonando con gruppi come i Black Sabbath, cosa che ho fatto anni fa, sia collaborando più di recente col rapper Dappy».
Pensi che questa tua apertura mentale qualche volta ti si ritorca contro? I critici musicali che elogiano Sheer Heart Attack potrebbero contestarti collaborazioni così differenti, come quella che hai fatto con Hale e Pace per The Stonk.
«Sì, è vero, potrebbero criticarmi. Ma una sfida resta una sfida e la musica resta musica. Non faccio lo snob con nessun genere musicale, che si tratti dei Bad News o del soul di Jeffrey Osborne. Non faccio le mie cose per avere un singolo al primo posto in classifica, nonostante The Stonk ha raccolto un sacco di soldi per Comic Relief. Non ho mai rimpianto le cose che ho fatto; semmai rimpiango le cose non ho potuto fare. Quindi ─ voglio dire ─ che i critici vadano a farsi fottere se non riescono a capirlo! (ride)».